Da Socchieve a Forni di Sotto
Ė un itinerario che richiede un notevole impegno fisico nella prima parte del percorso e ripaga abbondantemente nella seconda, quando permette di apprezzare quanto di meglio può offrire il bosco di faggio. Questa tappa ci porta in prossimità delle Dolomiti Friulane, offrendoci un primo assaggio del panorama stupendo che solo questi monti sanno offrire.

Riepilogo di Tappa
- PUNTO DI PARTENZASocchieve
- PUNTO DI ARRIVO Forni di Sotto
- DIFFICOLTÀ Itinerario Escursionistico
- LUNGHEZZA 19.6 km
- TEMPO DI PERCORRENZA6 ore, 30 minuti
- AMBIENTEBassa Montagna
- ESPOSIZIONE Sud-Est, Sud, Ovest
- DISLIVELLO IN SALITA 550 m
- DISLIVELLO IN DISCESA 150 m
- RIFERIMENTO CARTOGRAFICO Tabacco 13 (1:25.000), Tabacco 02 (1:25.000)
- SORGENTI D’ACQUA No
- PERCORRIBILE IN BICICLETTANo
- PERCORRIBILE A CAVALLONo
- PRESENZA DI UNA PIEVE Si

Mettiamo a tua disposizione dei documenti utili per il cammino scelto. Scarica la mappa e la descrizione dettagliata della tappa e il tracciato GPS.
Descrizione percorso
Dalla piazzetta di Socchieve ci si incammina seguendo la segnaletica stradale indicante “Casolare Dalchia” per attraversare il paese e portarsi
sul greto del torrente Lumiei. Quasi al termine del guado si prosegue a destra sul greto del torrente per circa 950 m su pista di servizio e quando questa finisce si continua mantenendo la sinistra per circa 1200 m fino a circa duecento metri da un visibile prato, all’altezza dell’abitato di Mediis, che si vede bene in alto a destra oltre il torrente. Qui giunti, seguendo sulla sinistra due tabelle direzionali poste in bella vista su due alberi, si lascia il greto del torrente, ci si porta sul prato e lo si risale sulla sinistra fino a circa venti metri dal depuratore e qui necessita un po’ di attenzione per scorgere sulla sinistra le tabelle direzionali che permettono di attraversare la breve macchia golenica e di salire sul prato in prossimità dell’abitato di Priuso.
Superate le prime case del paese, si prosegue a sinistra fino alla chiesa di San Giacomo e da qui si sale sulla destra dapprima su prato e poi su stradina in acciottolato per portarsi sulla strada regionale 552 che si attraversa per proseguire subito su sentiero; altro attraversamento della strada regionale e il sentiero riporta sull’asfalto in prossimità della chiesetta della Madonna del Vergòn da dove, al tornante, ha inizio il sentiero che in breve porta alla Forca di Priuso (654 slm). (Vedi nota 2: variante Socchieve – Forca di Priuso).
Si prosegue ora a sinistra su strada asfaltata in leggera discesa per 4,2 km fino all’altezza del ponte sul Tagliamento e da qui sulla destra lungo una pista forestale per circa 1600 m fino alla tabella che indica l’inizio di un comodo sentiero che scende sulla sinistra (segnavia C.A.I 383a).
Dopo circa 350 m, all’altezza di una sbarra metallica rotta che chiude sulla destra una larga mulattiera dismessa, si prosegue a sinistra per circa 400 m per portarsi quasi all’altezza del greto del fiume Tagliamento e, superato il greto asciutto del Rio Molino (acqua per pochi giorni solo dopo acquazzoni o prolungate piogge), dopo 100 metri si giunge in vista dei pochi ruderi dello St.lo del Plan. Qui giunti, prestando buona attenzione alla segnaletica posta sugli alberi, si prosegue dapprima in leggera salita, poi in traversata e in leggera discesa (che richiedono la dovuta attenzione!) fino a giungere quasi sul greto del fiume Tagliamento; 300 metri nella golena e poi ci si alza leggermente per rientrare nel bosco. Il percorso, che ora propone delle leggere e brevi salite, dopo circa 1500 m prosegue lungo il sentiero CAI 383; altri 1400 m di leggera salita e si giunge poco oltre i ruderi del visibile St.lo del Mur.
Sempre prestando attenzione ai colori bianco/rosso del CAI (segnavia 383) si prosegue ora sulla sinistra all’interno di una bella faggeta e dopo circa 30’, poco oltre una cappelletta votiva, si giunge all’Orrido di Rascie (attenzione, non sporgersi!). A un vicino bivio si prosegue a destra per portarsi in prossimità dello St.lo Meste dove il sentiero confluisce in una strada dapprima sterrata e poi asfaltata. Circa 300 m di salita su asfalto e ci si immette sulla S.S. 52 (dismessa) all’altezza della galleria del P.so della Morte.
Superate la galleria e la chiesetta di S. Lorenzo, dopo circa 3.6 km si giunge a Forni di Sotto.
Note: 1 – la segnaletica è quella del Club Alpino Italiano con i colori bianco/rosso (segnavia 383 a) affiancata da frecce direzionali del Cammino delle Pievi;
Note: 2- variante Socchieve – Forca di Priuso. In presenza di acqua nel torrente Lumiei, riscontrabile al guado di Socchieve, si propone di portarsi alla Forca di Priuso salendo sul M. Corona come sotto descritto.
Dal centro dell’abitato di Socchieve, all’altezza della piazzetta, ci si incammina seguendo il cartello stradale indicante “Casolare Dalchia” per attra- versare tutto il paese e portarsi sul greto del torrente Lumiei. Al termine del greto si sale subito a destra seguendo una strada asfaltata (segnavia Cai 239) che porta al vicino Casolare Dalchia dove termina l’asfalto. Si prosegue ora per circa cento metri a destra su strada sterrata sino al termine del prato e si sale a destra seguendo il ripido e faticoso sentiero che porta in prossimità della cima del monte Corona (742 s.l.m.). Terminata la fa- ticosa salita, prima una comoda mulattiera e poi una strada portano in leggera discesa sino all’incrocio con la strada regionale 552 all’altezza della Forca di Priuso.
Pieve di Santa Maria del Rosario

La Pieve, che ora porta ora il titolo di Santa Maria del Rosario, discende secondo alcuni studiosi (come il Biasutti) da una primitiva matrice intitolata a San Lorenzo e ubicata in Vico.
La sede plebanale sarebbe passata sul colle di San Martino, intitolata a quel santo, in epoca longobarda (sec. VII – VIII). Sarebbe poi stata dedicata a Santa Maria al momento della sottomissione all’abbazia di Santa Maria di Sesto al Reghena (nel 778), per giungere poi alla titolazione attuale di Santa Maria del Rosario.
La storia della Pieve è caratterizzata dalle diatribe che nel Basso Medio Evo sorgevano periodicamente tra la chiesa matrice e l’unica filiale di Forni di Sopra, che male sopportava la propria condizione subordinata al pievano residente a Forni di Sotto.
Questa subordinazione fu peraltro sempre ribadita dalla curia patriarcale. Solo dopo i ricorsi al Patriarca, e persino al Papa, si giunse, alla fine del sec. XV, ad una effettiva indipendenza di Forni di Sopra, col riconoscimento di tutti i diritti di cui gode una parrocchia ovvero del battistero, del cimitero, di un clero locale con diritto di quarte- se e dell’esenzione da obblighi nei confronti della matrice Forni di Sotto.
Appena fuori dal paese, si attraversa l’asta del Torrente Lumiei e si imbocca una mulattiera che attraversa una tipica vegetazione golenale con salice, ontano e pino silvestre. Sulla destra orografica del torrente si può notare, mascherata tra le rocce, un’opera di difesa militare costruita nel 1935 in era fascista e facente parte della linea difensiva denominata Vallo Littorio. Raggiunti i prati che circondano l’abitato di Priuso e lasciata sulla sinistra la chiesetta di S. Giacomo, si sale lungo i fianchi settentrionali del monte Corona. Si attraversa una faggeta mista con acero di monte car- pino nero, pino silvestre, abete rosso e rovere. Dove il versante è più dolce ed il terreno più profondo la faggeta pura si presenta nel suo aspetto più caratteristico. Dalla Forca di Priuso si percorre la statale che scende verso il Fiume Tagliamento. Sulla sinistra, sui fianchi del Monte Auda, sono an- cora visibili le tracce di una antica frana che la notte del 15 agosto 1692 ha completamente sommerso l’abitato di Borta ed i suoi 52 abitanti. Prima del ponte che attraversa il Tagliamento, si imbocca una mulattiera e da questo punto si percorre la sinistra orografica del fiume per un lungo tratto. L’esposizione a sud del versante, favorisce una vegetazione termofila con carpino nero, orniello e pino silvestre spesso in forma di boscaglia ce- dua, con copertura arborea ed arbustiva densa, su di un tappeto erbaceo dominato da graminoidi che nelle radure assume aspetto di prato arido. A tratti il faggio domina e il bosco appare come una tipica faggeta chiusa e con rado sottobosco di specie graminoidi sciafile su tappeto di foglie sec- che. Scesi sul greto del Tagliamento in prossimità della confluenza del rio Molino, si ripercorre un tratto di bosco golenale con zone frequentemente invase dall’acqua con vegetazione pioniera ed altre più stabili con pioppi, salici e ontani. L’interesse paesaggistico di questi ecosistemi è elevato per la ricca biodiversità ed alta variabilità di essenze arboree ed arbustive. Va poi considerato che le zone golenali rimaste costituiscono impor-
tanti vestigia di ambienti un tempo assai più diffusi, distrutti per dare spazio alle attività umane nei fondovalle. Nel periodo invernale inoltre queste formazioni vegetali offrono un importante rifugio per la fauna locale, cervi e caprioli. Lungo il percorso si incontrano dei ruderi, Stali dal Plan e Fratta Salon, antichi insediamenti abitativi. Questo tratto della valle del Tagliamento, fino agli anni 50 abitata da più di cento persone che occupavano
le decine di casolari sparsi, conserva tutt’oggi un alto grado di naturalità e la difficoltà di accesso favorisce una evoluzione naturale dell’ambiente forestale. In presenza di affioramenti calcarei la vegetazione è rada con essenze dalle esigenze frugali come il pino silvestre, il carpino e l’orniello a portamento arbustivo; appena il terreno è più ricco e profondo l’acero, il frassino e il faggio si insediano costituendo consorzi misti e stabili. Si giun- ge infine ai prati di Stali dal Muur. Questi pascoli, denominati prati stabili non avendo subito lavorazioni o concimazioni intensive, offrono una varietà incredibile di essenze vegetali di valore naturalistico come quelle appartenenti alle famiglie delle orchidacee e delle composite.
Raggiunto lo stavolo, a poche decine di metri dal corso del fiume si imbocca la mulattiera che riporta sulla SS 52 e che, abbandonati i prati, penetra in un bel bosco puro di faggi dalla mole riguardevole che, più avanti, si alterna a radure e a boschi più magri di pino silvestre e carpino nero.
Skilift s.n.c. osteria con cucina – Convenzionato – aperto dal martedì alla domenica
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Poco o nulla rimane oggi dell’edificio originario della Pieve di Santa Maria del Rosario. Il 26 maggio 1944 venne infatti incendiato e raso al suolo l’intero paese dall’esercito tedesco, per rappresaglia contro i partigiani.
La chiesa, che prima di essere distrutta presentava un aspetto settecentesco, venne ricostruita nel 1953 sulle fondamenta della precedente, ma gli arredi e le suppellettili ecclesiastiche sono andati quasi tutti perduti, tranne l’altare del Settecento 5274495244.
Al suo interno sono però custoditi una statua della Madonna del Rosario di Domenico Mioni da Tolmezzo (ca. 1485) e un altare ligneo seicentesco di Gerolamo Comuzzi da Gemona del Friuli, con le statue di San Lorenzo e Sant’Osvaldo – quella centrale della Madonna è stata rubata – che provengono dalla chiesa di San Lorenzo.
Quest’ultima chiesa, che si trova in località Las Cluses, vale sicuramente una visita per la presenza di un bellissimo ciclo di affreschi realizzati alla fine del Quattrocento da Gianfrancesco da Tolmezzo.
Orari delle Liturgie:
Festive: ore 08.00 e 11.00
Feriali: invernali, ore 17.15; estive, ore 20.00
Solennità patronale: Beata Vergine del Rosario, prima domenica di ottobre, ore 08.00 e 11.00, (con processione).
Possibilità di celebrazione:
Nella Pieve si può celebrare, previo accordo col pievano. Custode-referente: Dorigo Anna Maria tel. 345 8424583.
Aperture Programmate:
Non sono attualmente previste aperture programmate per questa Pieve
Oppure richiedi un’apertura straordinaria a fondo pagina.
Le tappe
In origine il percorso era articolato in diciotto tappe, nel 2013 è stato esteso a venti, in dieci delle quali si incontrano le storiche Pievi Carniche e due Santuari, comprendendo le comunità e i territori dell’alta Val But, della Val Pontaiba e della Val Chiarsò, mantenendo la partenza da Imponzo di Tolmezzo e l’arrivo a Zuglio.