Da Ovaro a Zovello
Tappa di trasferimento che richiede un medio impegno fisico e collega due caratteristici paesi carnici. Il tragitto è aperto e panoramico nel tratto in salita verso l’alta Val Degano e la Val Calda, mentre nella parte centrale si svolge anche in bosco.

Riepilogo di Tappa
- PUNTO DI PARTENZAOvaro
- PUNTO DI ARRIVO Zovello
- DIFFICOLTÀ Itinerario Turistico
- LUNGHEZZA 12.3 km
- TEMPO DI PERCORRENZA4 ore, 0 minuti
- AMBIENTEBassa Montagna
- ESPOSIZIONE Ovest, Nord
- DISLIVELLO IN SALITA 780 m
- DISLIVELLO IN DISCESA 412 m
- RIFERIMENTO CARTOGRAFICO Tabacco 09 (1:25.000)
- SORGENTI D’ACQUA No
- PERCORRIBILE IN BICICLETTASi
- PERCORRIBILE A CAVALLOSi
- PRESENZA DI UNA PIEVENo

Mettiamo a tua disposizione dei documenti utili per il cammino scelto. Scarica la mappa e la descrizione dettagliata della tappa e il tracciato GPS.
Descrizione percorso
Da Ovaro, seguendo le indicazioni stradali, si sale prima a Liariis e poi a Clavais (1 ora e 20 minuti). Oltre l’abitato di Clavais si prosegue in salita lungo una strada sterrata prestando attenzione a tenere la sinistra al primo bivio e la destra al secondo. Cinquecento metri dopo il secondo bivio, in corrispondenza di un tornante, si abbandona la strada e si prosegue lungo un sentiero che ha inizio sulla sinistra del tornante stesso (970 m). Dopo circa un chilometro in leggera discesa si esce dal bosco e ci si dirige verso due fabbricati, trascurando le due carrarecce che si incontrano trasversalmente al sentiero. Il sentiero passa in mezzo ai fabbricati, oltrepassa il Rio Secco (925 m, 1 ora e 20 minuti) e termina poco dopo su una pista forestale. Si prosegue a destra lungo una strada che dapprima sale e poi comincia a perdere quota.
Dopo circa due chilometri, al bivio dopo il ponte sul Rio Muss, si tiene la sinistra e si punta all’abitato di Ravascletto prima scendendo nei pressi della stazione a valle della funivia, poi salendo verso le borgate che formano il paese (1 ora e 20 minuti).
Dal paese si sale in mezzo a prati falciati in parte rimboschiti con abete rosso. Qui già in primavera si sente cantare il Re di Quaglie (Crex crex), la cui presenza è indice di ambienti non inquinati. Lasciato l’asfalto, oltre la chiesetta di Liariis si entra in una pecceta artificiale. Nel sottobosco sono presenti nocciolo, sambuco, viburno, biancospino, crespino e salici.
Salendo cambia il tipo di terreno, il pino si fa sempre più raro e viene sostituito dal faggio.
Si attraversano quindi proprietà private, numerose radure ancora falciate o in parte ricolonizzate dal nocciolo. Le aree di bosco sono formate principalmente da peccete naturali o piantate dall’uomo, ma non mancano anche ceppaie di faggio con diversi polloni di piccolo diametro, segno di scarsa utilizzazione del legname. Nel sottobosco è diffuso il ciclamino e la zona è particolarmente ricca di funghi.
Oltre la metà della salita si fiancheggia un’ampia dolina naturale denominata “Busa di Prelavač” dovuta alla presenza in profondità di gessi che, al contatto con l’acqua, si sono sciolti provocando in epoca remota il cedimento del suolo.
Dalla località Val Viûl in su il bosco diventa rado e il larice prende il posto del faggio mentre qua e là si vedono saliconi e sorbo degli uccellatori. Siamo in presenza di una pecceta altimontana con sottobosco a megaforbie. La presenta di stavoli indica che un tempo l’area era destinata allo sfalcio. Ai limiti altitudinali del bosco sono presenti a poca distanza tra loro l’ontano verde e il pino mugo, indicatori del contatto in questa zona tra suoli silicatici (verso nord) e substrati carbonatici (verso sud).
Nelle pozze della malga Marmoreana si possono trovare la biscia dal collare, il tritone alpino, la rana temporaria e la libellula.
Sotto la malga si scende lungo un pascolo alpino ricco di flora nitrofila rappresentata da ortica, rabarbaro alpino, felci e arbusti di ontano verde, assieme a iperico, achillea, senecio, verga d’oro, lampone, barba di capra, farfaraccio bianco, epilobio, bardana, doronico austriaco, margherite, salvia montana e pinguicola.
Nelle aree prative non pascolate crescono specie di brughiera alpina quali rododendro, salice, erica, camedrio alpino, orchidee, aconito, cicerbita
e ranuncolacee. Si entra quindi in una pecceta altimontana con latifoglie. Si percorre il sentiero con segnavia CAI 170, con un’alternanza di zone boscate ad abete rosso e larice ed altre prive di copertura arborea, in corrispondenza di siti valanghivi. Nelle radure prevalgono l’acero montano, l’ontano verde, il sorbo degli uccellatori su sottobosco a megaforbie con adenostile, farfaraccio bianco, cariofillata dei rivi, doronico austriaco, verga d’oro e senecio, sintomo di buona presenza di acqua in profondità.
Scendendo e avvicinandosi alle piste da sci si attraversano anche peccete e boschi di faggio, mentre il sottobosco è condizionato dalle specie di rinverdimento delle scarpate delle piste, soprattutto graminace.
Ai margini della pista da sci al variare dell’esposizione varia anche la presenza dell’abete rosso e del faggio, mentre più in basso, al diminuire della pendenza e della quota e su terreni un tempo a prato, vi sono principalmente peccete di abete rosso con qualche esemplare di pioppo e salicone. Si attraversa un ultimo tratto di piceo-abieteto sui versanti esposti a nord sopra il campo sportivo e si giunge a Ravascletto.
Oltre al citato re di Quaglia è numerosissima l’avifauna sia stanziale che migratoria. In quota è buona la presenza del fagiano di monte e anche del cervo e del capriolo mentre a fondovalle la volpe e il tasso.
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Le tappe
In origine il percorso era articolato in diciotto tappe, nel 2013 è stato esteso a venti, in dieci delle quali si incontrano le storiche Pievi Carniche e due Santuari, comprendendo le comunità e i territori dell’alta Val But, della Val Pontaiba e della Val Chiarsò, mantenendo la partenza da Imponzo di Tolmezzo e l’arrivo a Zuglio.